TANTI SORDI
Polvere di Alberto
Rassegna stampa
Un progetto di Frosini / Timpano + Lorenzo Pavolini
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Testo / Elvira Frosini, Daniele Timpano, Lorenzo Pavolini
Regia / Elvira Frosini e Daniele Timpano
Con / Marco Cavalcoli, Barbara Chichiarelli, Elvira Frosini, Daniele Timpano
Musiche e progetto sonoro / Ivan Talarico
Disegno luci / Omar Scala
Scene e costumi / Marta Montevecchi
Collaborazione alla regia / Francesca Blancato
Fonico Marco Oligeri
Organizzazione e distribuzione / Laura Belloni
Realizzazione scenografie / Officina Scenotecnica Gli Scarti Progetto grafico / Valentina Pastorino
Uno spettacolo di Frosini / Timpano
Produzione / Scarti – Centro di produzione teatrale di innovazione, Viola Produzioni, Romaeuropa Festival
Residenze / Urbino Teatro Urbano, Fondazione Ca’ romanino, Teatro Popolare d’Arte, Catalyst
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In continuità con i lavori precedenti, in cui abbiamo affrontato temi che riguardano la storia e l’identità italiana, attraversandola e soffermandoci sul suo cadavere politico con testi come Dux in scatola, Risorgimento Pop e Aldo morto (che compongono la trilogia Storia cadaverica d’Italia), il colonialismo italiano e la sua eredità di razzismo nel pensiero occidentale in Acqua di colonia, la rivoluzione francese e la crisi attuale della democrazia in Ottantanove, il futurismo italiano tra misoginia e proto-femminismo in Disprezzo della donna, continuiamo la ricerca sui miti e le retoriche del nostro paese e del nostro presente e ci immergiamo adesso - in collaborazione con lo scrittore Lorenzo Pavolini - in questo materiale culturale e storico, in questa mitologia su Roma e “romanità” ma soprattutto “italianità” che è Alberto Sordi. Il mito dell'uomo medio, tutti i miti passati attraverso lui, italica spugna e italico modello che ha attraversato i decenni. Lo attraversiamo cercando le sue tracce sepolte in noi, nei nostri corpi e nel nostro lavoro, le sue stratificazioni disseminate nella nostra vita e nella vita del nostro paese. Un discorso che tenta di far esplodere le nostre retoriche e i nostri modelli culturali, un discorso sull'arte e sul teatro.
Elvira Frosini e Daniele Timpano
Da disperati per pochi, a comici per tutti. Dall’avanguardia, all’avanspettacolo.
Decenni di ricerca sulla cattiva memoria italiana hanno sfinito due non più giovani teatranti romani che credono di scorgere nella maggiore stella della nostra cultura spettacolare, nel mito dell'Albertone nazionale, un giacimento di carburante capace di rivitalizzare la loro ricerca o almeno metterli in sintonia con i correnti populismi.
Così, sospinti da sempre poco lucidi piani per “fare tanti sordi” puntano lo sguardo là dove tutti i loro connazionali si rimirano compiaciuti e disgustati. “Lo specchio” dell’Italia è davanti a loro, eroe dei difetti, virtuoso dell’errore, marchio di fabbrica di un inimitabile-intramontabile passato, monumento misogino e reazionario che a vent'anni dalla morte svetta ancora sopra ogni altra rappresentazione dell’italico trasformismo e muove pellegrinaggi biblici alle porte della sua villa mausoleo da milionario.
Sarà il corpo di Daniele Timpano e Elvira Frosini, miseri attori, a dettar loro gesti di imitazione involontaria, un catalogo inesauribile di espressioni e battute che risuonano nella testa come canzoni, per assecondare il vento che i direttori (di teatro, produttori cinema etc) fiutano e chiedono di assecondare. Saranno i loro scarti critici a farli precipitare fuori dal buco nero dell’identità italiana. Saranno scoponi scientifici e vacanze intelligenti, sceicchi bianchi, polvere di stelle, vite difficili, americani a Roma e grandi guerre a brillare nel presente delle loro vite e rifondare il nostro passato di spettatori.
Lorenzo Pavolini
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