Cosa hanno scritto su Acqua di colonia
Il colonialismo in Africa nel disincanto di Frosini e Timpano
Franco Cordelli, Corriere della Sera, 19 agosto 2019
Senza che nulla fosse successo sembrava non corresse buon sangue tra noi. In mondo improvviso e immotivato (Frosini/Timpano ed io non ci conosciamo) pervenimmo ad una riconciliazione. L'ombra che c'era tra questa coppia del teatro italiano e me che scrivo derivava da una recensione di "Aldo morto", un successo del 2012. Ma io ne avevo visto uno studio a Short Theatre nel nel 2010 a Roma, in una gran confusione. Mi ero innervosito: per la confusione e per la scelta di presentare uno studio, non già la versione completa e reale. Da allora li ho trascurati, oserei dire a mio nocumento li ho snobbati. Per esempio non ho visto né l'edizione finale di "Aldo morto", né un lavoro come "Zombitudine" e nemmeno "Gli sposi". Uno dei tanti errori che si commettono in sede (cosiddetta) critica - fino al punto che quanto scrivo oggi più che una recensione è un atto di contrizione. Non sarebbe ovviamente così se quanto ho ora visto, "Acqua di colonia" non fosse un capolavoro del teatro, al pari degli exploit di Ascanio Celestini, Marco Paolini, Marco Baliani, Laura Curino. La peculiarità, che poteva essere solo di origine romana (Daniele Timpano è un romano, Elvira Frosini è nata a Tivoli), la peculiarità, dicevo, è nel disincanto. Lavorando su una poderosa ricerca storica, ci raccontano le vicende del colonialismo italiano in Africa, non solo quello del Corno d'Africa, ma quello precedente e successivo. Soprattutto ne scorgono i residui, i depositi culturali, i tic, i modi di dire, di pensare, di reagire, di fronte alla Storia e al presente: come e cosa è stato ed è l'Africa per noi? Ne scaturisce un racconto sconvolgente, manco a dirlo vergognoso. Spesso in luoghi insospettabili. Dalle cifre in uomini e armi impiegate per conquistare le "colonie" (e conseguente numero di vittime) al modo in cui Giuseppe Verdi scrisse l'Aida su commissione, dell'Egitto ignorante, fino al più insospettabile tra gli intellettuali, fino a Pasolini. Una storia raccapricciante trasmessa con un sarcasmo sottile, senza eguali.
Renato Palazzi, Delteatro, 6 febbraio 2017
Con il loro nuovo spettacolo Elvira Frosini e Daniele Timpano tornano alla propria vocazione originaria, quella di provocatori delle coscienze, di indagatori delle macchie inconfessabili che si annidano nelle pieghe della nostra cultura progressista e democratica.
[...] ci parlano dell’indifferenza e del malinteso senso di superiorità con cui ancora guardiamo alle popolazioni africane che ogni giorno arrivano da noi in cerca di riscatto.
Il vero sale dello spettacolo sta nella franchezza con cui i due autori-attori non temono di scavare nelle piccole intolleranze quotidiane di fronte a un venditore di fiori extra-comunitario, riesumano i versi di un trucido motivetto («Odio il Kebab / e il Ramadan») che girava nel 2014 su Internet, giocano sul tabù di Faccetta nera, che tutti conoscono, ma che – sul loro invito – nessuno osa cantare, per non assecondare il proto-fascista che si cela potenzialmente in ciascuno di noi.
La Frosini e Timpano, intelligenti, caustici, velenosi, sono bravissimi a destreggiarsi fra fumetti d’epoca, canzoni, regi decreti, discorsi pubblici di allora e di oggi: lascia il segno, ad esempio, la loro citazione dell’efferato Topolino in Abissinia («ho promesso alla mia mamma di mandarle una pelle di un moro per farsi un paio di scarpe»), poi ripreso nel finale, in cui appaiono con le orecchie da topo e le maschere antigas. Dopo la scomparsa di Paolo Poli, i due attori romani – se l’accostamento non sembra irriguardoso – sembrano gli unici in grado di attingere a un certo variopinto bric a brac che svaria dai motivetti di Rodolfo De Angelis all’accorata melassa di Addio sogni di gloria (struggente, però, nell’esecuzione finale di Giuseppe Di Stefano).
[...]Lei è irresistibile nei panni di un Pasolini sprezzante e pieno di sé, santo patrono di «radical chic, hipster, intellettualini piccolo borghesi» che non lo hanno mai letto e lo citano a sproposito. Lui tratteggia impietosamente un Indro Montanelli che parla della sua militanza africana come di una lunga vacanza, vantando le grazie della moglie dodicenne, un «animalino docile» comprato «assieme a un cavallo e a un fucile, tutto a 500 lire». Ma ce n’è anche per Benedetto Croce ( «zoologicamente e non storicamente sono uomini»), per Kant, per Hegel, per Rousseau.
http://www.delteatro.it/2017/02/04/acqua-di-colonia-2/
L’Italia fascista e colonialista dissacrata da Frosini e Timpano
Giuseppe Rizzo, Internazionale, 19 novembre 2016
Il pubblico collassa in un cortocircuito di risate e sensi di colpa. L’intero spettacolo è una trappola feroce preparata ad arte da Frosini e Timpano: siamo sul palco, siamo due di voi, bianchi occidentali insicuri, persone per bene, due artisti; siamo come voi, ci stiamo interrogando sulla storia di questa bella Italia fascista, che ricordi; siamo aperti progressisti e comprensivi, siamo voi; ci scappa qualche battuta sul negretto col ritmo nel sangue, a chi non è mai scappata, un po’ di insofferenza per il bangla che ci vende le rose mentre facciamo l’aperitivo; imitiamo Mammy di Via col vento, zignora zignora; ridiamo per l’angelo negro di Ugo Tognazzi, zignore zignore; ridiamo per Faccetta nera ridiamo per Topolino in Abissinia, ridiamo: ma che fate ridete?[...] È un falò che i due autori allestiscono sul palco per due ore e in cui bruciano la vanità miserabile degli italiani brava gente.
http://www.internazionale.it/opinione/giuseppe-rizzo/2016/11/19/acqua-di-colonia-timpano-frosini
L'Africa fantasma di Elvira Frosini e Daniele Timpano
Attilio Scarpellini, Doppiozero, dicembre 2016
Un teatro del colonialismo che alza una Babele di segni e di immaginari, ammassando pagine di guide dell’Africa Orientale italiana e vecchie gag da avanspettacolo, Topolino in Abissinia e Addio sogni di gloria, cliché di un passato colpevole e luoghi comuni di un nuovo, giubilante razzismo che dal senso di colpa si sente liberato, il lirismo, l’erotismo, il moralismo. La alza, poi la cosparge di benzina e le dà fuoco in un rogo purificatore i cui fumi esilaranti sembrano una risposta ai gas venefici e genocidi con cui il Maresciallo Graziani seminò l’altipiano etiopico. [...] Un’implacabile liturgia comica, più simile a un Tribunale che a una messa – un caotico, eppure ideologicamente preciso, Tribunale Dada nell’anno del centenario – l’ha passata al vaglio di intere ere della negazione dell’altro miniaturizzate in un carnevale di neanche due ore. E adesso, suona come un’interferenza nella dialettica tra servo e padrone che, dopo il colonialismo e il neo-colonialismo, continua ad alimentare anche la macchina inclusiva della carità spettacolo. [...] Uno spettacolo che sfata l’idea ancora piuttosto diffusa e tranquillizzante che il tardivo e rimosso colonialismo italiano si identifichi con l’impero fascista: più che una ricostruzione sia pure frammentaria dei misfatti del colonialismo italiano, Acqua di Colonia è una decostruzione sui generis dei miti e degli idioletti, alti o bassi che siano, della mentalità coloniale.
http://www.doppiozero.com/materiali/lafrica-fantasma-di-elvira-frosini-e-daniele-timpano
Giulio Sonno, Paperstreet, novembre 2016
Il rischio di essere fraintesi, di passare perfino per razzisti valeva veramente la pena correrlo, così da sconcertare fino in fondo, davvero, questo perbenismo bigotto ormai dilagante che produce politicamente poi gli abomini che produce. Perché c’è un grande bisogno di sentire qualcuno che torni a dire qualcosa di scomodo, di uno scomodo non rassicurante, di uno scomodo fraintendibile. [...]
Una delle scritture più intelligenti di questi ultimi anni. Capolavoro sì, perché — a volte non è male rinunciare all’entusiasmo e dire le parole per quel che signifcano — è elaborazione matura e summa del lungo percorso dei due artisti romani.
L'acqua che brucia i miti: il colonialismo secondo Frosini/Timpano
Dalila D'Amico, Scene Contemporanee, dicembre 2016
Con la vena graffiante e sorniona che contraddistingue la loro drammaturgia, il duo decide di far saltare a uno a uno gli stereotipi che ci incastrano nella lettura dell'altro, un vizio radicato e disciplinato sul finire dell'Ottocento, oggi quanto mai manifesto. La partita in gioco è dunque attualissima: comprendere la xenofobia dilagante del presente attraverso la demistificazione di luoghi comuni annidati nel racconto della Storia. Una sfida pericolosa proprio perché inerpicata in una problematica troppo calda e vicina, ma che Frosini/Timpano riesce a vincere senza scadere nel paternalismo bacchettone o nel lirismo politically correct annusato di recente in altre prove di variazione sullo stesso tema.
Bell'Abissina, cronache dal “bravo” civilizzatore in terra di Libia
Mariateresa Surianello, Il Manifesto, 3 dicembre 2016
[...]il migliore spettacolo firmato dalla coppia Frosini-Timpano e realizzato attraverso una rilettura di fonti storiche e pubblicistiche, per scardinare i luoghi comuni costruiti su quella massa enorme di terra, abitata da miriadi di etnie che vista dall’Occidente appare indistintamente come Africa. Si sforzano a definirne i confini, e le geografie di Libia, Etiopia, Eritrea, Somalia, mostrandosi nello spocchioso paternalismo del «bravo» civilizzatore colonialista, nel rapportarsi al diverso, nero o marrone, mai accettato e sempre considerato inferiore.
Acqua di colonia: da Topolino a Stanlio e Ollio, il colonialismo italiano
Laura Santini, Mentelocale, novembre 2016
Acqua di colonia è un altro spettacolo funambolicamente illuminante di Frosini / Timpano conteso tra essere (razzisti, colonialisti, eurocentrici); sapere (egemonico, astorico e notoriamente scarso tra la popolazione nessuno escluso); ignorare (moltissimo e indipendentemente da età o stato sociale). Ma dire (al bar ma anche a scuola, in politica, sui social). Che ce ne fosse un forte bisogno è affermazione in sé banale, ma è la forma di questo spettacolo a determinare un impatto emotivo forte, per una presa di coscienza a vari livelli. [...] Uno spettacolo da non perdere, per farsi delle domande, per riattivare lo sguardo e recuperare prospettiva sulle forme di convinvenza o non convivenza.
REF16 / Frosini/Timpano / Acqua di colonia
Ludovica Avetrani, NUCLEO art-zine, 5 dicembre 2016
La coppia risulta sempre più intrigante e coinvolgente per temi, stile e dinamica. Capace di lasciare nel dubbio chi ascolta, di far ridere senza sciatteria e con un’ironia pungente e dissacrante che non risparmia nessuno, soprattutto contro i buonismi e le riflessioni superficiali. Un appuntamento da non perdere assolutamente.
http://nucleoartzine.com/ref-16-frosinitimpano-acqua-colonia/
Il teatro della storia: noi “italiani brava gente” secondo Frosini / Timpano
Mimma Gallina, Ateatro, 12 giugno 2017
Acqua di colonia è un cabaret grottesco, sarcastico, tragicamente divertente, implacabile, che utilizza una grande varietà di materiali, letterari e di costume: la canzone, il cinema, giornali e fumetti, pubblicità, guide turistiche, memoriali, la sterminata produzione narrativa e di propaganda, la produzione dell’immaginario insomma (a livello di immagine, parole, musica). Tutti “filtri” estremamente fertili, in cui prende forma la memoria collettiva, e che consentono di mescolare alto e basso, contaminando, dissacrando, secondo il metodo e lo stile inconfondibile degli spettacoli di Elvira Frosini e Daniele Timpano. Renato Palazzi l’ha accostato a certe operazioni di Paolo Poli, e il confronto convince: meno eleganza certo, altrettanta provocazione, maggiore cattiveria.
Elvira Frosini e Daniele Timpano non sono una coppia scenica solo per l’affiatamento, i ritmi, la duttilità che li rendono quasi intercambiabili (se non per il dettaglio – in fondo irrilevante – di genere), la complementarietà degli interessi e della ricerca (dall’intervista si direbbe più attento alla storia lui, più ad aspetti sociologici e di costume lei), e per il linguaggio comune che hanno trovato, ma per la “coerenza fisica” rispetto ai contenuti dei loro spettacoli: fisicamente così esili, un po’ alla Woody Allen, sono quanto di più antieroico e antiretorico si possa immaginare.
http://www.ateatro.it/webzine/2017/06/12/il-teatro-della-storia-e-del-presente/
Il razzismo made in Italy secondo Frosini/Timpano
Francesca Serrazanetti, Hystrio, aprile 2017
Il rapporto degli italiani con i migranti, indagato nel nostro torbido passato colonialista, diventa un rimosso capace di far riverberare le contraddizioni di oggi: l'intento è quello di mettere in crisi chi guarda mostrandogli la sua percezione stereotipata della realtà. Emblematica allora la presenza in scena, nella prima parte, di una “prima spettatrice” di colore che assiste muta alla rappresentazione: il suo sguardo diventa dimostrazione concreta dei pregiudizi che proiettiamo sull'altro e nonostante l'altro. Quel silenzio offre un significativo controcanto all'ironia corrosiva e debordante di Frosini / Timpano: è l'unico commento possibile alla nostra pronta lista di giustificazioni auto-assolutorie.
Il colonialismo non è acqua passata. È acqua di colonia
Gabriella Kuruvilla, La città nuova – Corriere della sera, 10 febbraio 2017
Frosini e Timpano ricordandoci da dove e da chi e, appunto, in che modo arriva il nostro sentire e il nostro sapere ne svela l’assurdo, l’orrore e l’ipocrisia. Con l’intenzione, per nulla velata, di smascherarci. Oltre che, di darci una lezione (non solo storica, per quanto spesso ironica).
Ragionando su Frosini / Timpano: Acqua di colonia
Michele Di Donato, il Pickwick, 12 giugno 2017
Attraverso il gioco giocato del teatro, con l’evidenza del contrario, Frosini/Timpano dimostrano, in un dramma tematico, quali e quante siano le origini lontane (ma non troppo) della cultura soggiogante che si fa egemone a scapito dei più deboli (in questo caso gli abitanti dell’Africa) e vi aggiungono anche la refrattaria negghienza di certa cultura pseudo-progressista, rimasta ancorata a miti di facciata, emblemi – come una prima pagina de l’Unità esibita in scena – di questo lavacro della cattiva coscienza che derubrica l’accaduto ad acqua passata, “acqua di colonia”, appunto.
http://www.ilpickwick.it/index.php/teatro/item/3178-ragionando-su-frosini-timpano
Andrea Pocheddu, Gli stati generali, 8 giugno 2017
Com’è nello stile del surreale duo di attori-autori, lo spettacolo ha un tono argutamente provocatorio: uno specchio che, deformando, riflette quanto mai la verità. Mettendo in scena l’allestimento possibile di uno spettacolo futuro (che è la seconda parte di Acqua di Colonia), Frosini/Timpano sognano, vaneggiano, fanno invettive, requisitorie, strambi dialoghi entrando e uscendo da mille personaggi e rimanendo sempre loro stessi.
http://www.glistatigenerali.com/teatro/resoconti-e-riflessioni-dai-festival-capitolo-primo/
Camilla Lietti, Stratagemmi, 24 febbraio 2017
L’indagine dissacrante sui rimossi della storia diventa occasione per un feroce attacco ai luoghi comuni, attività (auto)critica di un teatro che può a buon diritto definirsi scanzonato e politico allo stesso tempo.
http://www.stratagemmi.it/acqua-di-colonia/
Paolo Verlengia, Teatrionline, maggio 2017
“Acqua di Colonia” è uno spettacolo formidabile, e formidabili sono in scena Daniele Timpano ed Elvira Frosini. Sul piano estetico è questo il dato più rilevante: una omogeneità ritmica pressoché totale e monolitica lungo l’intera durata dello spettacolo, spezzata solo da un paio di cesure che difatti non creano effetti di modulazione ma vere e proprie fratture, sicuramente intenzionali, che lavorano sulla percezione del pubblico in maniera forte al pari dell’energia altissima sprigionata dagli attori. Una qualità assoluta degli elementi più primari del teatro, giocata in primo luogo in ambito autorale grazie un testo originalissimo, che dalla scena pare reclamare continuamente la sua legittimità letteraria, sul quale il talento attorico di Elvira Frosini e Daniele Timpano rilancia con continuità e misura debordanti. L’energia del lavoro è sempre altissima, dispendiosa come un numero da circo servito con la leggerezza del gioco ed il sorriso smagliante, ma distribuita lungo una temporalità da kolossal. Gli argomenti prima aggrediti, sgravati da semplificazioni oziose e consolazioni apparenti, subiscono ritorni e raddoppiamenti che suppliscono in termini di fruizione alla spettacolare velocità d’esecuzione con cui vengono attraversati. La duplicità è d’altra parte un fattore intrinseco di “Acqua di Colonia”, spettacolo destinato a far parlare di sé per i contenuti e le prospettive adottate, ma che -nella sua folgorante dimensione scenica- merita di non essere limitato alla sfera del dibattito. Imperdibile.
https://www.teatrionline.com/2017/05/acqua-di-colonia-di-frosinitimpano/
Un'Acqua di colonia dal sapore amaro
Giulia Alonzo, Exibart, febbraio 2017
Due ore di spettacolo, intenso e senza tregua, il tutto in un duplice livello di ironia che crea un cortocircuito di risate nel quale si alternano senso di colpa e sano menefreghismo: mica dobbiamo assumerci le colpe dei padri? Acqua di colonia apre questioni sulla responsabilità personale e collettiva, ma non regala facili chiavi di interpretazione, e non vuole darne. Tocca al pubblico costruirsi una coscienza politica.
http://www.exibart.com/notizia.asp?IDNotizia=52314&IDCategoria=21
Alla scoperta di Frosini / Timpano: Acqua di coloniani
Marilisa Pendino, Recensito.net, 7 marzo 2017
Caustici. Spudorati. Intimi. Disarmanti. Leggeri. Ironici. Iconici. Viventi. Autori. Registi. Attori. Sono le voci e i corpi recitanti della coppia Elvira Frosini e Daniele Timpano. Il loro è un discorso teatrale volto allo smascheramento, interessato a portare alla luce quelle situazioni di disagio, vuoto esistenziale, perdita del futuro, declino, latenza dei sentimenti, in quello strano “gioco al massacro” che vede legati a doppio filo i due interpreti e lo spettatore nella perenne ricerca di un senso nell’appiattimento del presente.
http://www.recensito.net/teatro/ritratto-d-artista-frosini-timpano-teatro-di-roma.html
“Acqua di Colonia”, alla Tosse un assalto al rimosso del nostro terribile passato coloniale
Diego Curcio, GenovaQuotidiana, novembre 2016
Un viaggio all’inferno grottesco, drammaticamente comico, doloroso e talvolta cinico, che va ingoiato come un medicina dolciastra che svuota lo stomaco e ribalta le budella. La chimica tra Frosini e Timpano è perfetta e ancora una volta i due attori e autori riescono a raccontarci un pezzo della storia italiana, facendo letteralmente a pezzi le nostre fragile certezze. “Acqua di Colonia” (un titolo bellissimo, che ci ricorda come quanto hanno fatto i nostri connazionali in Africa ci resterà addosso e sarà difficile da lavare via) è uno spettacolo importante.
Acqua di colonia: una messinscena ironica e tagliente sul Colonialismo italiano
Letizia Bernazza, Liminateatri, marzo 2017
Interessante, ben costruito e coinvolgente. Frosini-Timpano sono un fiume in piena.
http://www.liminateatri.it/acquadicolonia.htm
Enrico Pastore, Enrico Pastore.com, 18 giugno 2017
Acqua di colonia di Frosini e Timpano è un portento ironico che con l’arma del dileggio stralcia il velo pietoso delle menzogne patrie su una delle pagine più nere della nostra storia.
http://www.enricopastore.com/2017/06/18/acqua-di-colonia/